100% Arti Marziali Intervista al Maestro

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Breve intervista a Mario Peloni della palestra Ki Aikido
Buon giorno M° Mario Peloni, grazie per averci concesso una breve intervista.

100ma.it: - Dove nasce la sua passione per le arti marziali e cosa ha spinto a dedicarsi al "Aikido"?
Mario Peloni: Vedendo dei filmati del M° Tohei dove veniva spiegato il Ki e l'appicazione di questo alle tecniche di Aikido.

100ma.it: - La sua più grande soddisfazione legata alle arti marziali?
Mario Peloni: Quella di aver contribuito alla divulgazione del Ki Aikido.

100ma.it: - Come è cambiato o come si è evoluto il suo modo di praticare arti marziali nel tempo?
Mario Peloni: All'inizio ho praticato Aikido in molte associazioni, ma il mio obbiettivo non era arrivare ad essere un bravo Aikidoka per poter combattere e vincere, ma riuscire a capire l'intenzione di chi attacca in modo da creare una situazione in cui l'attacco non si realizzi senza combattere questa per me è la filosofia dell'Aikido da quì la mia evoluzione.

100ma.it: - A chi consiglierebbe la pratica delle arti marziali?
Mario Peloni: Posso consigliare la pratica dell'Aikido a tutti coloro che attraverso questa arte vogliono avere un rapporto con gli altri cercando attraverso le tecniche la via della salute e non quella del combattimento.

100ma.it: - Chi è il suo punto di riferimento?
Mario Peloni: Yoshigasaki Sensei.

100ma.it: - In un caso reale, secondo lei, le sue arti marziali sono efficaci e perché?
Mario Peloni: In caso reale si deve avere la percezione totale per comprendere cosa accade intorno a noi, questo non vuol dire di scappare. In tanti anni di pratica circa 40 non ho mai avuto la necessità di mettere in pratica l'Aikido al di fuori del Dojo.

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I commenti dei lettori:

In data 2010-04-25 MARCO AMOROSO commenta:
Sono aikidoka dal 1976, dal 77 allievo del Sensei Mario Peloni. Vorrei cercare anch’io di dare un contributo alla diffusione di questa bellissima arte. In tutti questi anni ho avuto alti e bassi per discontinuità nella pratica ma se oggi, passati i cinquanta, sono ancora a praticare, vuol dire che l’ aikido ha segnato sicuramente la mia vita e mi ha permesso di capire molte cose, anche di me stesso.
Il KI AIKIDO è un’ arte facile e difficile al tempo stesso. Facile perché quello che dobbiamo fare nei confronti di un eventuale attacco è lo strettamente necessario, l’indispensabile : cosa vuol dire fare l’indispensabile ? Semplice, non mettere mai potenza in quello che facciamo, perché la potenza fisica ci porta sempre a fare qualcosa di troppo in quello che vogliamo realizzare. Quanto di questo insegnamento può essere riportato nella vita di tutti i giorni ? Tutto.
Quante volte ci troviamo a esprimere un concetto, a compiere un’azione, esaltando più la nostra componente fisica, più aggressiva, dimenticando l’altra parte di noi, fatta di relazione, di condivisione, di comprensione di ciò che gli altri vogliono comunicarci ? Molto spesso.
Tutto, oggi, ci porta a cercare scorciatoie per arrivare al risultato, alla ricerca affannosa dell’individualismo, dell’affermazione del proprio ego, e quindi a far prevalere la forza del più forte sul più debole, dimenticando che dentro di noi c’è una forza molto più potente della componente fisica, il KI.
Ecco quindi la parte difficile dell’ AIKIDO, quella di dedicarsi esclusivamente alla ricerca della nostra parte non aggressiva. Fare una tecnica di aikido, con l’intento di capire quello che il nostro eventuale avversario vuole fare e allo stesso tempo non rendere chiaro a lui quello che noi vogliamo fare, è molto difficile, ma molto bello quando riusciamo a compiere un’azione, impedendo che un attacco si realizzi.
Chiunque si voglia avvicinare a questa arte deve avere ben chiaro che la nostra pratica non forma persone invincibili, ma persone normali che vogliono evolvere, avvicinarsi agli altri con uno spirito non di competizione ma di conoscenza delle loro intenzioni. Solo così si può crescere insieme.
Usando la sola forza fisica, solo uno cresce, vince, e l’altro perde, ma la volta successiva, la situazione può inevitabilmente capovolgersi e trovarsi noi vinti e l’altro vincitore.
Nella nostra pratica non c’è nessun vincitore e nessun vinto.
Intendiamoci bene …. Tutto questo non ha niente a che vedere con la religiosità, con la spiritualità.
Come tutti, abbiamo i nostri pregi e i nostri difetti, ci arrabbiamo anche noi come tutti, ma abbiamo capito che non possiamo perseguire i risultati usando la sola forza fisica. Questo è il più grande insegnamento, non solo orientato alla pratica dell’AIKIDO, ma anche ad un comportamento universale, difficile per la sua specificità ma enormemente affascinante per la possibilità che ci da di evolvere all’infinito.
Senza fare paragoni con la vita sociale o politica di oggi, ma pensando anche solo alle varie discipline sportive, senza nulla togliere al fascino di ognuna di esse, quello che si può dire nei loro confronti è che, mentre tutte, negli anni, si sono evolute nella tecnica, solo per essere più potenti, più veloci, più resistenti, nella nostra pratica dobbiamo essere semplicemente…… meno
Buon aikido a tutti.
Marco A.