Karate, la storia ed il significato del karate

Karate

Karate (dal giapponese "mano vuota" o "senza armi in mano") è un'arte marziale la cui storia risale almeno al 14° secolo ad Okinawa (la prefettura più meridionale del Giappone, composta da un folto gruppo di isole, le Ryu Kyu), dove le tradizioni indigene del posto (Tōde) mescolate con quelle cinesi (Shaolin Quanfa) ed alcune influenze giapponesi (Yawara / Koryu Ju Jitsu / Bujutsu) si fusero insieme. All'inizio del 20 ° secolo, ha trovato la sua strada in Giappone e dopo la Seconda Guerra Mondiale si espanse da li in tutto il mondo.
Le tecniche del karate vengono sostanzialmente caratterizzate attraverso tecniche senza armi, in particolare da colpi di pugno e calcio, da tecniche di bloccaggio e spazzate. Vengono anche insegnate leve e proiezioni e nello studio più avanzato anche strangolamenti e colpi ai punti nervosi del corpo umano (punti di pressione o kyusho) e tecniche di difesa o di applicazioni supportate da armi del Kobudo (bastone, sai, nunchaku ... armi prese da una realtà contadina).

Karate
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Nel karate viene dato molto valore alla condizione fisica del praticante, in particolare allo sviluppo dell'agilità, della forza e della resistenza aerobica. Il rafforzamento degli arti, che tra gli altri ha come obiettivo la prova della rottura (giap. Tamashiwari), resa nota dai film e dalla televisione colpendo assi o mattoni nel tentativo di romperli, è diventata un'attività meno popolare, ma ancora praticata da diverse persone.

Nel karate moderno l’allenamento è spesso più orientato alla pratica sportiva, questo comporta che viene data una grande importanza alla pratica agonistica ed alle gare. In quest’ottica l’apprendimento di tecniche efficaci in ambito di difesa personale ne soffre un po’, tecniche che invece appartengono allo studio tradizionale del karate. Un'altra lacuna è che nel karate sportivo ci si prepara principalmente ai programmi d’esame ed alle competizioni. Per questo motivo, solo le tecniche necessarie al passaggio dell’esame o per segnare un rapido punto in gara vengono intensamente praticate ed interiorizzate. In merito a ciò alcuni grandi maestri di karate tradizionale indicano il rischio che così facendo il karate divenga mutilato e modificato, in quanto molte delle tecniche non sono più conosciute e non più insegnate dagli allenatori.
"Karate non è un gioco. Non è uno sport. Non è nemmeno una tecnica di difesa personale. Karate è per metà una disciplina fisica, l'altra metà spirituale. Il Karateka, che ha alle spalle gli anni di esercizio e la meditazione richiesta, è un uomo sereno e pacifico. Egli non ha alcun timore. Nel mezzo di una casa in fiamme egli resta calmo. "(Oyama Masutatsu)

Nome
Karatedo (dal giapponese "la via della mano vuota"), veniva conosciuto in precedenza solo come Karate ed anche oggi è conosciuto maggiormente sotto questo nome. L'aggiunta del "do" viene utilizzata per evidenziare lo sfondo filosofico dell'arte ed il suo significato di "Via". Curiosità: fino agli anni 30 il significato letterale di karate era "mano cinese", indicando anche le origini cinesi di  quest'arte. Solo in seguito, per questioni politiche (nazionalismo giapponese), venne trasformato il modo di scrivere karate dando l'attuale significato di "mano vuota".


Origini del karate

La leggenda narra che nel 6 ° secolo il monaco buddista Daruma Taishi (Bodhidharma) da Kanchipuram (India del Sud) raggiunse il Monastero Shaolin (giapponese Shorinji) e li non solo fondò il buddismo Ch'an (Zen), ma addestrò anche i monaci con esercizi fisici, in modo che fossero in grado di resistere i lunghi periodi di meditazione. Così nacque lo Shaolin Kungfu (corretto: Shaolin-Quanfa, giapponese Kempo / Kenpo) dal quale si svilupparono molti altri stili di arti marziali cinesi (Wushu).

Visto che il Karate trae le sue radici da quelle cinesi, si considera discendente di quella tradizione (Chan, Bodhidharma, Shaolin), la cui storicità è al buio e controversa fra gli storici. Tuttavia, il ritratto di Daruma adorna molti Dojo.

Nella sua forma attuale il karate si sviluppa presso le isole Ryukyu, in particolare sull'isola di Okinawa, che nel 14° secolo rappresentava un punto nevralgico tra lo scambio di merci e culturale con il Giappone, Cina, Corea ed Asia Mediorientale. A quel tempo l'attuale re, Sho Shin, per mantenere l'ordine tra la popolazione vietò l'uso delle armi e fu così che iniziò a svilupparsi l'arte del combattere senza armi di Okinawa, l' "Okinawa-te".
Nel 16° secolo gli Shimazu occuparono l'arcipelago ed intensificarono il divieto di portare armi, vietando anche il semplice possesso, bandendo coltelli ed armi cerimoniali di qualsiasi tipo. Ovviamente i samurai erano liberi di  compiere ogni tipo di sopruso nei confronti dei contadini, e mancando qualsiasi tipo di istituzione a difesa della popolazione, nasce più che mai l'esigenza di difendersi e fonda il sottile ed intensivo cambiamento del "Te" (= sistema di combattimento) in "Karate" (arte del combattimento).

Nel frattempo, quasi a pari passo, i contadini svilupparono l'arte del Kobudo, ovvero tecniche che sfruttano gli strumenti di lavoro contadino. Comunque rimaneva difficile affrontare un guerriero ben preparato ed armato utilizzando solo queste tecniche, ed è per questo che il tutto si raffinò andando a sviluppare solo le tecniche più efficaci e quelle che potevano uccidere l'avversario con un solo colpo (conosciute nel Karate come Ikken hissatsu).

Vista l'efficacia di quest'arte, anche l'insegnamento venne vietato alla popolazione, pertanto la sua pratica rimase privilegio di poche famiglie e veniva fatta solo di nascosto. La capacità di scrittura era limitatamente diffusa tra la popolazione e quindi  le conoscenze venivano tramandate solo in via diretta od orale, per questo i maestri raggrupparono le tecniche da insegnare in unità didattiche tra loro collegate ed in sequenze prefissate, costituendo delle forme. Queste sequenze vengono definite "Kata".
Per tenere segreto l'insegnamento contenuto in queste forme, le sequenze dovevano risultare "cifrate" agli occhi dei non iniziati alla scuola dell'arte del combattimento. Per questo scopo venivano utilizzate come chiavi di cifratura le danze locali (odori) ed ancora oggi molti kata contengono un forte diagramma di passi (Embusen). Solo dopo intenso studio dei kata se ne può capire il reale significato e cosa si voleva trasmettere con questi.

Solo dopo il 1875, quando Okinawa venne ufficialmente riconosciuta come prefettura giapponese, il karate iniziò ad emergere dalla segretezza. In particolare un maestro, Gichin Funakoshi, ebbe un ruolo molto importane, sia per la diffusione dello stile che per sistematizzazione del Karate. Capì che oltre al rafforzamento del corpo, poteva servire anche come mezzo per formare il carattere.