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Potenziale Umano
Appuntamento con la riflessione e la formazione
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a cura di:
dott. Daniele Trevisani
dott. Daniele Trevisani

Grounding e ali per volare
© Articolo elaborato dall’autore, con modifiche, dal volume “Il Potenziale Umano” di Daniele Trevisani, Franco Angeli editore, Milano.

Radicamento solido (grounding) e ali per volare

Le persone hanno bisogno di tante cose: cibo, acqua, amore, denaro oggetti, ma, ancora di più, hanno bisogno di radici su cui poggiare (grounding) e ali per volare, strumenti per raggiungere i propri scopi, sogni, aspirazioni, e non spegnersi.

La preparazione nelle arti marziali e di combattimento è una radice profonda, estesa, forte. Sosterrà non solo l’azione sportiva, o agonistica, ma la persona in ogni suo momento di difficoltà nella vita. Chi si abitua a tirar fuori da sé il meglio può trasportare questo approccio ad ogni angolo della vita, il lavoro, la famiglia, i propri scopi.

Possiamo quindi distinguere un lavoro che prepara le basi (grounding, da ground, suolo, connesso al concetto di radicamento). Questo riguarda la capacità di resistenza, elasticità, forza, dinamismo, ma anche doti psicologiche come la resilienza (sapersi rialzare), saper sopportare la fatica, l’apprendere a recuperare, ad alimentarsi bene, a gestire lo stress, a coltivare uno stile di vita da sportivo e una mente agile, flessibile, aperta, concentrata e al tempo stesso rilassata. Su questo poggia che un lavoro di finitura specifica e micro-preparazione che poi differenzia arte da arte e disciplina da disciplina.

Ma tutti noi sappiamo che un atleta con un forte grounding potrà apprendere altre discipline rapidamente, avendo la base mentale e attitudinale ben solida e costruita.

Lavorare su entrambi i piani (basi forti e dettagli operativi) è il nostro credo fondamentale. È un lavoro diretto ad un potenziamento generale della persona, ad un suo radicamento solido, un ancoraggio su piattaforme salde, per poi poter guardare in alto.

È un rafforzamento indispensabile, necessità sulla quale non è bene chiudere gli occhi.

Questo bisogno è mosso da due grandi classi di motivi: (1) potenziarsi per il desiderio di raggiungere obiettivi che solo con energie elevate possiamo toccare, (2) sviluppare la resistenza esistenziale, saper incassare, farsi forti e assorbire i colpi che arrivano con forza, quanto più la vita si fa complessa e competitiva, e centrano l’individuo da ogni lato (fisico, psicologico, economico, esistenziale). Colpi a volte durissimi e imprevisti.

Gli unici a non subirli sono coloro i quali hanno abbandonato, sono protetti, o possono permettersi di non avere obiettivi. Anche per loro tuttavia, quando la situazione cambia, farsi trovare forti e preparati piuttosto che deboli e impreparati farà la differenza.

Per tutti gli altri, la giostra è aperta qui ed ora, non è possibile scendere, ma solo imparare a potenziarsi, capire cosa succede, prendere coscienza, smontare i meccanismi del gioco, prendere in mano qualche leva di comando, e governare il timone dell’imbarcazione che ci conduce.

Prepararsi e potenziarsi ha senso non solo peri l’oggi ma anche per un domani in cui vogliamo farci trovar pronti rispetto alle sfide che ancora non possiamo prevedere, l’imprevisto. E, come evidenzia l’umanista e scrittore francese Rabelais, verso il futuro è meglio essere preparati.

 

Bevo per la sete che è da venire
François Rabelais (1494-1553)